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Ancora accuse alla Chiesa, per un prete cubano e per l’intervento di Bertone nel caso Murphy

Ancora novità sull’inchiesta della pedofilia nella Chiesa cattolica. Dal Messaggero accuse su8 unj prete cubano in Florida, su Repubblica accuse a Bertone sul caso Murphy:

Nuove accuse a Benedetto XVI arrivano dalla Florida – scrive il Messaggero -, dove i legali di alcune vittime imputano alle alte gerarchie vaticane e proprio a Ratzinger – all’epoca prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede – di aver insabbiato denunce degli anni ’80 contro un prete di origini cubane. Si tratta di Ernesto Garcia Rubio – ex sacerdote, oggi settantaduenne e sposato con un figlio – accusato di aver violentato almeno una dozzina di bambini negli ultimi trent’anni, la maggior parte figli di poveri rifugiati centroamericani. Su di lui si è aperta un’inchiesta che, analogamente agli altri casi di abusi, finisce ancora una volta per coinvolgere direttamente la figura del Papa.

La tesi di Jessica Arbour, avvocato di una delle vittime è semplice: l’arcidiocesi di Miami e le alte gerarchie vaticane di Roma sapevano dal 1968 dei crimini sessuali del sacerdote, da quando appunto venne espulso da Cuba e trasferito in Florida. E per decenni non fecero nulla per allontanarlo dai suoi parrocchiani della Divina Provvidenza di Sweetwater.

Rubio arrivò negli Usa da L’Avana accompagnato già da gravissimi sospetti. Nel 1988, vent’anni dopo, il Miami Herald fece luce sulla sua storia. Il nunzio apostolico a Washington, Luigi Raimondi, prima del suo sbarco negli Usa, avvertì l’arcivescovo di Miami, Coleman F. Carroll, inviando una lettera confidenziale, una specie di raccomandazione, datata 3 dicembre 1968. Quel sacerdote, scrisse Raimondi, era obbligato a scappare da Cuba «a causa di seri problemi di natura morale», mettendo poi tra parentesi la parola omosessualità. Esperti citati dal giornale assicurano che all’epoca era quella la formula che la Chiesa cattolica usava per descrivere sacerdoti pedofili. Nella stessa lettera, Raimondi esortava Carroll a «proteggere questo sacerdote con la sua solita carità paterna». Tre giorni dopo la risposta dell’arcivescovo: «Per me è una sorpresa, visto che pensavo di aver fatto indagini sufficienti sulle ragioni del suo trasferimento e nessuno mi ha indicato problemi del genere. Comunque – concluse Carroll – le assicurò che farò di tutto per proteggerlo con tutta la carità del mio cuore».

Negli anni ’80, sostengono gli avvocati, Rubio venne accusato ripetutamente di molestie ai danni di figli di profughi, soprattutto nicaraguensi e salvadoregni. Ciò nonostante, si legge nel capo d’accusa, l’arcivescovo del tempo, Edward McCarthy, consentì che il prete continuasse nella sua attività pastorale. Dopo gli articoli pubblicati dal Miami Herald nel 1988, l’arcidiocesi di Miami mandò Rubio a farsi visitare da alcuni psichiatri. Da quelle visite non emerse però alcuna informazione «sufficiente» a prendere provvedimenti, tuttavia i medici invitarono i suoi superiori a tenerlo d’occhio.

L’avvocato Arbour ha consegnato documenti che mostrerebbero come il dossier su Rubio era stato inviato alla Congregazione per la Dottrina della Fede, di cui l’attuale pontefice fu a capo tra il 1981 e il 2005. «La documentazione però andò perduta», ha affermato la Arbour, dicendo alla France Presse di ritenere che l’allora cardinale Ratzinger «abbia protetto i pedofili a scapito dei fedeli e delle loro famiglie». Nel 1994 comunque, fu lo stesso Rubio a chiedere al Vaticano di abbandonare il sacerdozio. Oggi pare che viva ancora a Miami e che nel 1995 sia diventato padre.

Su7 Repubblica vengono a galla alòtre responsabilità del cardinale Bertone:

Ci sono anche due pagine in italiano (pagina 70 e 71) nell’ormai famoso dossier su padre Murphy pubblicato da New York TimesFogli e dichiarazioni che ricostruiscono la storia del prete accusato di aver abusato, tra il ’50 e il ’74, di circa 200 ragazzi sordomuti in una scuola di Milwaukee. Nell’immobilità, è l’accusa, dei vertici della Chiesa. Nel lungo dossier c’è anche il resoconto, in italiano, di un incontro avvenuto il 30 maggio del 1998. Presenti, tra gli altri, l’arcivescovo di Milwaukee Rembert Weakland e monsignor Tarciso Bertone, all’epoca segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede – di cui Ratzinger era prefetto – e oggi segretario di Stato Vaticano.

Weakland non nasconde la gravità della situazione. Parla degli abusi commessi da Murphy (morto nel 1998), della sua assoluta mancanza di pentimento, dell’indignazione della comunità dei non-udenti e del rischio che lo scandalo finisca in pasto alla stampa. Bertone prima sottolinea il lasso di tempo intercorso dagli abusi (35 anni), poi avanza la proposta di impedire “anche con mezzi penali” che padre Murphy possa celebrare l’Eucarestia nella comunità dei non udenti a Milwaukee. Più difficile, invece, aprire un processo canonico. “Per la difficoltà di provare il delitto – dice Bertone – e per la difficoltà che hanno i sordomuti a fornire prove e testimonianze senza aggravare i fatti, tenuto conto della loro menomazione e del tempo trascorso”.  Bertone preme perché il religioso accusato di pedofilia faccia pubblico atto di penitenza. Un gesto che, però, appare di difficile attuazione. Nel resoconto dell’incontro si citano una serie di diagnosi psicologiche che spiegano come Murphy, nel compiere atti di pedofilia, si senta “una vittima”.  Per questo Bertone chiede che sia messo sotto stretta sorveglianza spirituale ed eventualmente anche allontanato dalla Chiesa.

Niente messa alla comunità di non udenti a Milwaukee e un vero pentimento. Sono queste le due conclusioni a cui arriva il Vaticano. Conclusioni non certo drastiche che lo stesso arcivescovo Weakland riconosce come “difficili” da far accettare alla comunità dei sordomuti. Murphy non si pentì e dopo pochi mesi morì per cause naturali.   

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