IL TESTIMONE. L’ergastolano davanti ai giudici per raccontare di quanto sentito dai «camerati» in 35 anni di carcere
Izzo: «Buzzi ebbe un ruolo
Cesare Ferri fu il supervisore»
Wilma Petenzi
«Queste confidenze il bresciano le fece a Gianni Guido; di zio Otto la bomba di piazza Fontana Maggi? Il più bombarolo»
· Venerdì 26 Febbraio 2010
· CRONACA,
· pagina 11
Non ha il pedigree del terrorista nero, ha vestito più che altro i panni del criminale comune, ha rapinato, violentato, ammazzato, ma finendo nei carcere speciali voluti dal generale Dalla Chiesa, grazie alle sue simpatie missine (nonostante l’espulsione a soli 15 anni perchè usava la sede Msi per nascondere motorini rubati) ha condiviso la cella con buona parte degli eversori di destra, da Freda a Concutelli, da Fioravanti a Cavallini.
E QUALCHE CONFIDENZA l’ha raccolta, qualche intreccio è riuscito a metterlo a fuoco, ha focalizzato il tessuto in cui è maturata la strategia della tensione nella speranza di un golpe che portasse il paese a una svolta militare annientando il «pericolo rosso». E tutto quello che ha appreso in carcere l’ha raccontato in più riprese ai magistrati cercando di accreditarsi, ma senza successo, come pentito della destra eversiva. Ieri, con il suoi ricordi indelebili e precisi, un «divertito» Angelo Izzo, ricco di anedotti e esempi, che si è pure vantato di aver messo una bomba nel portone di Alberto Moravia e di aver dato fuoco all’auto di Arrigo Levi, è stato testimone al processo per la strage di piazza della Loggia. Davanti ai giudici ha ricordato la sua conoscenza con Ermanno Buzzi nel carcere di Volterra. Buzzi, condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di piazza della Loggia e poi assolto in appello, benchè post mortem, rimase in carcere con Izzo per una ventina di giorni, poi venne trasferito a san Giminiano in cella con Gianni Guido, coimputato di Izzo per il delitto del Circeo. Izzo è rimasto in contatto con Buzzi, i pm hanno prodotto alcune lettere scritte dal romano al bresciano, che sono state ammesse dalla corte negli atti del processo.
«VENTI GIORNI erano pochi per entrare in confidenza e Buzzi non mi disse niente della strage di Brescia – ha ricordato Izzo – ma ne parlò con Gianni Guido, che mi riferì quello che gli venne detto». Pochi giorni per Buzzi per fare confidenze rilevanti, ma sufficienti per spiegare di essere legato a Ordine Nuovo «come confermò anche Concutelli quando arrivò e lo trovò a Volterra».
E cosa confidò Buzzi a Gianni Guido sulla strage di Brescia? «Seppi che Buzzi aveva confidato a Guido di essere “colpevole”, che era stato lui a fare la strage di Brescia, anche se l’organizzazione era da attribuire all’ambiente milanese, che lui aveva appena fatto da appoggio». Ma le confidenze di Buzzi a Guido vanno anche oltre, ieri Izzo non ha potuto essere più preciso e ricco di particolari, ma il pm Piantoni lo ha aiutato con i verbali resi nell’84: «Buzzi disse a Guido di aver preso un gruppetto a cavallo con la criminalità comune e fece i nomi di Nando Ferrari e Angelino Papa e di Marco De Amici che era legato a Marco Ballan e Giancarlo Rognoni, della Fen
ice di Milano. E che da Milano per la strage era venuto a Brescia come supervisore Cesare Ferri». Gianni Guido sentito dai giudici della corte d’assise di Brescia lo scorso giugno non è riuscito a ricordare le confidenze di Buzzi, ma quando i pm gli hanno contestato quanto messo a verbale anni fa, dove riferiva che Buzzi si era dichiarato colpevole, ha assicurato di «non aver mentito con i magistrati».
Izzo ha detto di avere informazioni preziose anche sulla condanna a morte di Buzzi, ucciso il 13 aprile dell’81 nel carcere di Novara da Mario Tuti e Pierluigi Concutelli. «Ero in cella con Sergio Latini (è morto) e Pierluigi Concutelli – ha ricordato Izzo -. Latini ebbe un permesso per andare a Bergamo a sposarsi. Quando tornò disse che al matrimonio aveva visto Cesare Ferri e che gli aveva dato un messaggio per Concutelli: “Buzzi potrebbe parlare in appello. Bisogna tappargli la bocca”». «Non avvisai Buzzi perchè era detenuto a Brescia – ha proseguito Buzzi – e lo consideravo al sicuro, ma poi fu trasferto a Novara, dove era stato trasferito anche Concutelli. Che strana coincidenza…».
I CONTATTI tra i due gruppi, quello milanese e quello bresciano, secondo il ricordo di Izzo erano tenuti da Marco De Amici. Una conferma, per l’accusa, dei rapporti tra il gruppo milanese e quello bresciano. «Anche Giancarlo Rognoni in un’occasione si vantò di avere avuto una parte nella strage di Brescia». Ma nella ricostruzione dell’accusa è essenziale il ruolo degli ordinovisti veneti. Izzo ne ha pure per loro, per Delfo Zorzi (conosciuto a un funerale nel salernitano), Carlo Maria Maggi e per «Zio Otto», alias Carlo Digilio. «A detta di tutti Maggi era il più bombarolo dei veneti». E fu sempre Freda a fare confidenze a Izzo su Digilio: «Fu zio Otto a confezionare la bomba per piazza Fontana, mentre in banca la mise Massimiliano Fachini. Freda mi disse che Fachini fece cadere la borsa spostando il timer, la bomba avrebbe dovuto esplodere conla banca chiusa». Izzo conosceva anche Giancarlo Esposti e gli «ascolani»: «Esposti doveva fare un attentato il 2 giugno al presidente Leone, ma stavano anche progettando di far saltare una diga».