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Il Presidente di via Tasso: punire gli imbrattatori delle “pietre d’inciampo”, per prevenire danni peggiori


Sull’imbrattamento delle “pietre d’inciampo” dedicate ai familiari di Piero Terracina

Il presidente del Museo storico della Liberazione, appresa la notizia dell’imbrattamento delle “pietre di inciampo” che ricordano la cattura, la deportazione nel Lager e l’assassinio della famiglia di Piero Terracina, ha espresso tutta l’affettuosa solidarietà sua, del comitato direttivo e dei collaboratori del Museo al caro e fraterno amico Piero (nella foto mentre guarda lo scempio insieme al Presidente del XVI Municipio Fabio Bellini) , alla Comunità ebraica e a tutti i superstiti e congiunti dei deportati politici e razziali, internati militari e lavoratori coatti nei campi di concentramento nazisti.
Tale atto ignobile e offensivo avviene ad un mese dalle scritte nazifasciste ingiuriose, antisemite e antisioniste, sul muro del Museo e in altri luoghi della città, dirette a simboli e a persone. Bisogna considerare tali atti come offensivi della civiltà dell’intera popolazione romana, che ormai ha acquisito in pressoché tutte le sue componenti la piena coscienza della natura dei regimi nazifascisti oppressivi e negatori della dignità della persona umana, che è base invece della nostra convivenza civile ed è esplicitamente affermata dall’art. 2 della Costituzione della Repubblica.
Il ripetersi di questi gesti non può essere sottovalutato da chi ha responsabilità in materia di ordine e sicurezza pubblica e da chiunque abbia altre responsabilità istituzionali o educative.
Non si tratta di ragazzate e di atti di esibizionismo vandalico, ma di vere e proprie dimostrazioni di presenza politica territoriale per provare quali siano i limiti di tolleranza sociale sulla quale gli autori e i loro gruppi possono contare.
Purtroppo, ripercorrendo le cronache cittadine (e non solo), non sarebbe difficile rendersi conto che tali atti dimostrativi sono stati talora solo l’anticamera di altre e ben più gravi azioni che occorre evitare che si producano oggi per turbare una prova elettorale imminente che presenta già altri motivi di tensione. Per questo, occorre applicare la legge e colpire anche coloro che tali gruppi favoriscono e sostengono.

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