Traduzione di estratti dal racconto “Ricordi di prigionia” scritto da Geneviève de Hody dopo la sua liberazione dalla prigione 92 di Clermont-Ferrand – Auvergne
“… Non appena la notizia del nostro arresto, che suscitò una certa emozione nella zona, venne a conoscenza della Resistenza, alcuni dei suoi membri decisero di fare saltare la sera stessa, la casa del miliziano nostro dirimpettaio, giacché nessuno dubitava che fosse stato lui ad averci denunciati. Si arrivò a caricare una macchina di esplosivo destinato a questo scopo, ma alcuni amici pensarono che le nostre figlie sarebbero state in pericolo e che l’esplosione avrebbe probabilmente danneggiato, oltre alla casa del miliziano, anche la casa in cui abitavamo, di cui per inciso il miliziano era anche proprietario.
I membri della Resistenza spinsero (e aiutarono) le nostre bambine a partire con la massima rapidità ed incaricarono altre persone di mettere al sicuro alcune cose di valore…
…Una volta introdotti nella cella n. 7, ci furono portati due pagliericci e potemmo riflettere sulla nostra sorte. Avevamo l’impressione di essere stati buttati in un grande forno nero, perché questa cella, come le altre, non prevedeva alcun tipo di illuminazione. Sentendo la pesante porta rinchiudersi dietro di noi, la chiave girare nella serratura e il catenaccio scivolare rumorosamente, provai la tremenda sensazione di venire murata in una cripta mortuaria…
…Facemmo subito conoscenza con le pulci che ci avrebbero divorati senza tregua nel corso delle settimane a venire. Mi capitò di contare fino a 500-600 punture…
…La mattina un chiarore livido penetrò nella nostra cella attraverso le inferriate delle alte finestre che ci sovrastavano. Eravamo completamente esausti quando sentimmo delle grida acute e ripetute che sembravano provenire dal piano superiore. Ci scambiammo degli sguardi carichi di incredulità e orrore. Non potevamo e soprattutto non volevamo credere che proprio lì, vicinissimo a noi si stesse picchiando, o peggio torturando un prigioniero. Però le grida continuavano. E nella nostra mente si faceva strada la consapevolezza della terribile verità. Sconvolta mi tappai le orecchie con una pressione, che per quanto sostenuta non riuscì ad attutire l’orrore della consapevolezza che quei suoni disumani provenivano da un uomo che la Gestapo stava massacrando senza pietà. All’inquietudine che provavamo, si univa adesso un’angoscia che non ci avrebbe più abbandonato e che in seguito si sarebbe trasformata in puro terrore…
… Possedevamo una coperta da viaggio, bruna da un lato, verde, viola e grigia dall’altro. La stendevo invariabilmente dal lato colorato al fine di rallegrare un po’ la nostra cella. In altri momenti della mia vita avevo letto e sostenuto l’influenza dei colori sul morale dell’essere umano. E tra questi alti muri grigi, disperatamente grigi, mi sembrava di vivere in fondo ad un pozzo o molte miglia sotto il mare. Aspiravo freneticamente a ritrovare i toni squisiti della natura, la gamma meravigliosa e le sfumature di un tramonto, di un giardino fiorito, di vasti campi di grano dorato distesi sotto monti verdi e blu. La vista del minimo oggetto dotato di forma e di colore mi procurava una viva soddisfazione ed avrei dato molto per incontrare sul mio strada qualunque cosa mi avesse sorriso con del rosso, del blu, del giallo, o del verde, purché non fosse grigioverde…
…Vivevamo in uno stato d’allarme e d’incertezza continui giacché non trascorreva un solo giorno senza che un incidente penoso, una scena sconvolgente ci strappassero brutalmente dalla calma che tentavamo di mantenere per resistere. Avevamo imparato per esempio, che dopo alcuni mesi passati nella stessa cella senza che nessuno si occupasse di voi, la vostra sorte poteva venire decisa nel breve spazio di pochi minuti e nel modo più imprevedibile.
Si viveva dunque sempre in una condizione di intensa precarietà; la notte apparteneva al mistero e al terrore: rannicchiati sotto povere coperte seguivamo il rumore più tenue per cercare di intuirne il senso. Perché dappertutto strisciavano la sofferenza e la morte.”