SEMINATI» IN GERMANIA, AUSTRIA, POLONIA, olanda, ucraina, belgio. ora anche in italia a roma
«Sampietrini d’oro per non dimenticare»
L’artista tedesco Demnig ha installato 22mila «pietre d’inciampo» davanti alle case dei deportati di tutta Europa: che emozione quelli per Anna Frank
Le «Stolpersteine» di Günter Demnig (Ansa)
Le «Stolpersteine» di Günter Demnig (Ansa)
ROMA – «Sì, hanno tentato anche di imbrattarle con la vernice e a volte di toglierle scavando nel selciato…». Günter Demnig, l’artista tedesco delle Stolpersteine, i sampietrini «pietre d’inciampo» che ricordano i deportati e che dal 28 gennaio segnalano anche sui marciapiedi romani 30 vittime del nazifascismo, è in partenza per Colonia e non vorrebbe parlarne. Ma il valore tutt’altro che solo simbolico delle sue pietre è anche in questo odio negazionista che in Olanda e in Germania ha registrato odiosi attentati ai suoi sampietrini.
Günter Demnig
Günter Demnig
IN TUTTA EUROPA – In quindici anni Demnig ne ha installati 22 mila, in tutta Europa. Ventiduemila Stolpersteine, sampietrini lucenti dieci centimetri per dieci con su scritto il nome del deportato, la data di nascita, il posto e la data della morte. Günter Demnig, 62 anni, scultore e pittore di Colonia, ne ha fatto ormai una ragione di vita. Ma, lo dice col dispiacere negli occhi, qualche volta neonazisti e negazionisti hanno anche tentato di distruggerli. «Quante volte, Demnig?» «Hanno attaccato 400 sampietrini. In una quarantina di casi scavando e cercando di estrarli dal selciato. E’ successo in Germania e in Olanda. Però…». Lo sguardo di Denmig torna deciso. «Però io sono subito corso a riposizionarli».
La posa dei sampietrini a Roma (Eidon)
La posa dei sampietrini a Roma (Eidon)
L’IDEA – «Come è nata questa idea delle pietre d’inciampo?» «Me l’ha fatta venire nel ‘93 una signora a Colonia, un giorno durante un incontro in cui si parlava di rom e sinti deportati dalla città. Quella donna, anziana, mi ha interrotto per dire categorica: mai stati rom e sinti qui a Colonia… Ecco, da quel momento mi sono dedicato al problema. Non solo per i deportati rom e sinti, ovviamente, ma per tutti i deportati, ebrei, omosessuali, disabili, politici. I primi sampietrini li ho messi a Berlino nel 1996, in Orajenstrasse, a Kreuzberg. Cinquanta sampietrini, in quel momento neanche autorizzati. Ora a Berlino le Stolpersteine sono oltre tremila, altre duemila a Colonia e altrettante ad Amburgo. E i Paesi in cui le ho messe, compresa ora l’Italia dove abbiamo cominciato con queste prime trenta pietre d’inciampo a Roma, sono nove…». Günter Demnig sorride, dal duemila il suo progetto si è espanso a macchia d’olio in tutta la Germania, fino a comprendere anche paesini di 400 anime («dove ho ricordato – spiega – due deportati»), ma la sua impresa è davvero ormai internazionale. «Ho messo pietre in Austria, Ucraina, Polonia, Repubblica Ceca, Belgio, Olanda…Che emozione davanti alla casa di Anna Frank e della sua famiglia». Prossime istallazioni? «In aprile in Olanda. E poi in agosto in Danimarca, dove sbarco per la prima volta».
Piero Terracina con il sampietrino per Cesare Terracina (Ansa)
Piero Terracina con il sampietrino per Cesare Terracina (Ansa)
A ROMA – Nel 2004 Demnig ha ottenuto il Max Brauer Price e la Herbert Wehner Medal, l’anno successivo il German Jewish History Award. A Roma si è visibilmente commosso a Monteverde, dove insieme alla curatrice dell’iniziativa Adachiara Zevi doveva sistemare le sette pietre d’inciampo per i Terracina in piazza Rosolino Pilo 17. «Mi ha commosso Piero, l’unico sopravvissuto della famiglia. Quando ha detto rivolto ai negazionisti: ecco, sono rimasto in vita solo io, non vi basta, che altro volete da me…».
Paolo Brogi
01 febbraio 2010© Corruiere della sera online RIPRODUZIONE RISERVATA