Cosa succede se si fermano gli immigrati? Negli Stati uniti lo sciopero dei chicanos è passato come una meteora, poco tempo fa, improvvisa e devastante. Per un giorno intere città, soprattutto sul fronte occidentale, si sono ritrovate in guai più che seri. Servizi saltati, collaborazioni domestiche e babysitteraggio in panne, ristorazione in ginocchio ecc ecc. Ora in Italia alla vigilia del primo sciopero degli imnmigrati, che è stato indetto in modo assolutamente simbolico, un giovane giornalista ha dedicato un libro alla descrizione della scena futura. E’
20 marzo. Ore 00.01. È il caos, anzi la paralisi. I cantieri edili si fermano di colpo. Chiudono le fabbriche. Si raffreddano i forni a ciclo continuo nelle aziende di ceramica. L’industria manifatturiera spegne le macchine. Vuoti i mercati ortofrutticoli. Restano abbandonati i grandi campi di pomodori in Puglia. Le aziende zootecniche rimangono a corto di personale.
Nelle grandi città, la metà dei muratori parla romeno. In Abruzzo, il 90 per cento dei pastori è macedone. In Val d’Aosta, a fare la fontina sono solo i migranti: nei trecento alpeggi della regione, gli italiani sono meno del 10 per cento. In Emilia Romagna, tra gli addetti al Parmigiano Reggiano, uno su tre è indiano. I lavoratori stranieri sono decisivi nella produzione del prosciutto di Parma, della mozzarella di bufala a Caserta, del Brunello di Montalcino e dei vini doc nella provincia di Cuneo.
E ancora: chiudono ristoranti, alberghi e pizzerie. Tra le famiglie si scatena il panico: scompaiono badanti, colf e babysitter. È boom di ricoveri d’anziani e disabili negli ospedali. La sanità è in tilt: quella privata, dove lavorano quasi centomila infermieri stranieri, e quella pubblica, che si avvale del loro lavoro tramite cooperative e piccole società di servizi. Si fermano i campionati di calcio, basket e pallavolo. Molte parrocchie restano senza prete. Tremano le casse dell’Inps.
Quale catastrofe si è abbattuta sull’Italia? Nessuno se la aspettava. Eppure, quei manifesti erano apparsi ovunque. Incomprensibili. Una piccola scritta bianca, su fondo nero, al centro: «Blacks Out». Un’altra, ancor più piccola, in basso: «20 marzo, ore 00.01».
Lo sciopero degli immigrati paralizza il paese.
Guarda il video su http://www.youtube.com/watch?v=GGFXH9vFnnk
Vladimiro Polchi (Roma, 1973), giornalista e autore televisivo e teatrale, scrive di sicurezza e immigrazione per “la Repubblica”. Come autore tv cura per Rai Tre i programmi “Le Storie – Diario italiano” ed “Enigma”. Per il teatro è coautore, con Corrado Augias, di Aldo Moro, una tragedia italiana (Parigi 2005 e Roma 2007) e di altri tre spettacoli: Processo a Giulio Cesare, anatomia di un omicidio; Processo a Nerone, le confessioni di Agrippina; Processo a Tiberio, l’ombra del Calvario. I testi dei tre Processi sono pubblicati da Einaudi (Il sangue e il potere, 2008). Per i nostri tipi, Da Aborto a Zapatero. Un vocabolario laico (20092).