Sono 47 i giornalisti in carcere in Iran, rivela il sito “Amici dell’Iran”. Il conto lo ha fatto il Committee to Protect Journalists. E’ dal 1996 che in un solo paese non ce ne sono così tanti, contemporaneamente, in carcere. In quell’anno fu la Turchia a raggiungere il numero di 78.
Il CPJ osserva che molti di quei 47 sono stati arrestati nelle settimane successive alle elezioni di giugno, ma che la pressione del regime sui giornalisti indipendenti e di opposizione non si è allentatata nemmeno dopo.
“L’incessante repressione della stampa iraniana dimostra che le autorità continuano ad aver paura di nuove idee e informazioni,” ha riferito il direttore esecutivo del CPJ. “Il nostro obiettivo non è solo quello di documentare questa barbarie, ma anche di fare in modo che il governo sappia che il mondo osserva con attenzione.”
Tra quelli imprigionati attualmente ci sono figure conosciute a livello internazionale, come Emadeddin Baghi , scrittore e difensore dei diritti umani, e Shiva Nazar Ahari (nella foto), attivista per i diritti umani che è in prigione per la seconda volta negli ultimi otto mesi.
Nella maggior parte dei casi, le autorità hanno contestato reati come “propaganda contro il regime”, offese alle autorità, destabilizzazione dell’ordine pubblico. Tuttavia moltissimi casi sono avvolti dal segreto, addirittura senza che siano state rese pubbliche le accuse formali a carico degli arrestati.
Alcuni detenuti sono già stati condannati a lunghe pene, frustate, confino, divieto a vita di scrivere e di partecipare alla vita sociale e politica. Uno è in attesa di essere impiccato. Molti altri casi sono in sospeso. Almeno due di loro devono far fronte ad accuse di eresia per le quali, se fossero riconosciuti colpevoli, potrebbero essere condannati a morte.