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Per Zeinab Jalalian


Zeinab Jalalian potrebbe essere impiccata da un momento all’altro in Iran. Sulla prigioniera curda condannata a morte, oggetto di una mobilitazione a fine 2009, regna il silenzio. Ma proprio nei giorni scorsi è stato impiccato un altro curdo, Safih Yasamani. L’esecuzione è avvenuta nella prigione di di Khoi, nel nord-ovest dell’Iran. Yasamani era stato condannato per “moharebeh” (in guerra contro di dio) e per la sua appartenenza al gruppo di opposizione curda Pak. Tuttavia il Pjak ha negato l’ appartenenza di Yasamani all’organizzazione. Dell’esecuzione non sono stati informati né la famiglia né l’avvocato.
Gruppi di diritti umani in Iran hanno espresso preoccupazione per la possibile esecuzione di molti altri curdi prigionieri politici nelle carceri iraniane. In novembre è stato impiccato Ehsan Ftattahian, di 28 anni. La condanna a morte per impiccagione è stata eseguita nella prigione di Sanandaj, capoluogo della provincia del Kurdistan iraniano. Prima della sua condanna a morte, Ehsan aveva avviato lo sciopero della fame e della sete. Anche Fattahian è stato condannato per essere un “moharebeh” (in guerra contro Dio) e per l’appartenenza al Pjak. Mahmood Amiry-Moghaddam, portavoce di Iran Human Rights, aveva dichiarato: “Il nostro pensiero va alla famiglia di Ehsan e ai suoi amici e a tutti coloro che si battono per l’abolizione della pena di morte in tutto il mondo. Condanniamo con forza l’esecuzione di Ehsan. I leader iraniani devono sapere che l’impiccagione e le torture non risolvono i gravi problemi del regime iraniano, e che finiranno per essere ritenuti responsabili per i loro atti”. Infine insieme a Zeinab Jalalian ci sono altri due curdi in imminente rischio di morte. Si tratta di Habibollah Latifi, arrestato nel mese di ottobre 2007, e di Sherko Moarefi, arrestato nel mese di ottobre 2008.

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