Il caporalato è un crimine, la Fillea-Cgil (il sindacato edili) propone di equiparare il reato di caporalato al reato di traffico di esseri umani.
Negli ultimi anni – denuncia la Fillea – il fenomeno del caporalato si è andato espandendosi in tutto il Paese, soprattutto nei settori più esposti dell’agricoltura e dell’edilizia, settori in cui la malavita organizzata e le mafie hanno fatto della tratta umana un ricco business.
E’ da molto tempo che noi della Fillea chiediamo un intervento da parte delle Istituzioni per porre fine a questo intollerabile crimine e per riaffermare la legalità in un settore, quello delle costruzioni, dove è sempre più forte e sempre meno contrastata la presenza di lavoro nero, sfruttamento e caporalato.
Lo scorso anno abbiamo lanciato il grido d’allarme sugli effetti dirompenti che la crisi avrebbe prodotto sul mercato del lavoro delle costruzioni, caratterizzato da una enorme frammentazione d’impresa, dalla presenza di forti interessi della criminalità organizzata sul sistema degli appalti pubblici, dalla riduzione dei finanziamenti per le opere pubbliche e dal persistere del sistema d’asta al massimo ribasso.
Una miscela esplosiva che produce effetti devastanti a catena: sempre più imprese ricorrono al lavoro nero e grigio, sempre più imprese per sopravvivere debbono scendere a patti con chi gestisce gli appalti, sempre più imprese per poter lavorare accettano di partecipare alle gare con ribassi di oltre il 50%, ed il dumping realizzato dalle imprese che operano in condizioni di illegalità estromette dal mercato le imprese sane, quelle che rispettano le leggi ed il lavoro.
Gli effetti di questa situazione dirompente sono tutti sulle spalle dei lavoratori: più sfruttati, spesso ridotti in schiavitù, senza tutele né diritti né sicurezza.
Rosarno ha messo sotto i riflettori il dramma di migliaia di lavoratori sfruttati dalla ‘drangheta, ma non appena si spegneranno quei riflettori, si corre il rischio che tutto torni come prima, negli agrumeti così come nei cantieri.
Con la crisi ed in assenza di un ruolo forte dello stato nel regolare il mercato e nei controlli, il caporalato e lo sfruttamento della manodopera, soprattutto quella più ricattabile e debole, cioè i migranti, si diffonde a macchia d’olio dal Sud al Nord del Paese.
Occorre intervenire immediatamente per fermare questa deriva di illegalità che si sta insinuando pesantemente nel tessuto economico del nostro Paese.
Il decreto legislativo n. 251/2004 prevede per i caporali una multa di 50 euro e nessun reato penale. E’ una vergogna cui va posta immediatamente fine. I caporali sono criminali e come tali debbono essere perseguiti!
Per questo la Fillea chiede alle forze politiche presenti in Parlamento di equiparare il reato di caporalato al reato di traffico di esseri umano, perseguendolo quindi penalmente.
Esistono proposte di legge che vanno in questa direzione, chiediamo che il Parlamento inserisca nel proprio calendario la discussione di quelle proposte al più presto, e chiediamo al Presidente della Repubblica ed ai Presidenti delle Camere di intervenire per sollecitare il Parlamento a dare priorità a questo provvedimento.
Ai lavoratori, ai cittadini, ai sindacati, alle associazioni antimafia, agli imprenditori, a tutta la società civile chiediamo di aderire e fare propria la nostra campagna “SIAMO UOMINI O CAPORALI?” che lanciamo da Facebook affinchè il Parlamento italiano approvi in tempi rapidi una legge che inserisca nel Codice penale italiano l’equiparazione del reato di caporalato a quello della tratta di esseri umani.
adesioni su Facebook e su www.filleacgil.it