Informazioni che faticano a trovare spazio

Sette vani più box per 148 mila euro, gli affari della Polverini con gli enti secondo il Fatto quotidiano

Questo in sintesi quanto il Fatto quotidiano imputa alla Polverini, che non ha ancora ribattuto nel merito. Cosa ha scritto oggi il quotidiano? Ecco:

Dopo avere consultato i numerosi atti di compravendita del candidato presidente, il Fatto Quotidiano, ha scoperto che Renata Polverini avrebbe mentito in un atto pubblico e avrebbe evaso le imposte per circa 19 mila euro.
Non solo: per risparmiare altri 10 mila euro in un secondo acquisto avrebbe architettato una doppia donazione con la mamma, realizzando un risparmio fiscale che puzza di elusione.
Siamo di fronte al classico esempio di beffa dopo il danno, afferma il quotidiano: in entrambi i casi gli appartamenti erano stati acquistati a prezzi di saldo, il primo dall’Inpdap e il secondo dal Vaticano. Per capire bisogna partire dall’inizio. Nel 2001, Renata Polverini compra la casa del portiere di uno stabile in cortina vicino a villa Pamphili. Nel frattempo le capita un affare.

Già dalla fine degli anni Novanta è inquilina di un ente, l’Inpdap, in un grande appartamento al Torrino, vicino all’Eur. La casa è dell’ente previdenziale nel quale l’Ugl e gli altri sindacati sono presenti in consiglio per tutelare le pensioni dei lavoratori.
Come da copione quella affittata dall’ente governato dai sindacati all’allora vicesegretario Ugl finisce in vendita a marzo del 2002 e lei compra per un prezzo stracciato: 148 mila e 583 euro in cambio di sette vani e un box. Un terzo del valore attuale, metà del prezzo di mercato dell’epoca, commenta il quotidiano.

Polverini però – aggiunge l’inchiesta – non vuole pagare nemmeno le tasse sulla seconda casa pari al 10 per cento del valore. Così, pochi giorni prima del secondo acquisto dall’Inpdap dona alla mamma la prima casa di Monteverde. L’atto è registrato il 28 marzo. Così, lo stesso giorno, Polverini si può presentare al fisco come una nullatenente per pagare l’aliquota del 3 per cento, risparmiando circa 10 mila euro di tasse. Dopo 5 anni la mamma le avrebbe pèoi frestituito la casa di Monteverde. E quella del Torrino finisce a un altro appartenente alla casta: il segretario confederale della Ugl, Rolando Vicari che dichiara di pagarla 234 mila euro nel 2007.

Poi eccoci agli affari con lo Ior. Il 17 dicembre del 2002, 9 mesi dopo l’acquisto della casa dell’Eur dall’Inpdap, Renata Polverini non si fa sfuggire un’altra grande occasione. Le offrono un primo piano di ampia metratura a San Saba, vicino all’Aventino a un prezzo imperdibile.
Anche stavolta il venditore non è un privato qualsiasi ma lo Ior, la banca del Vaticano.

L’avvocato Gabriele Liuzzo, in rappresentanza dello Ior diretto da Angelo Caloia, le cede sei stanze, tre bagni, due box e tre balconi al prezzo di 272 mila euro. Stavolta Polverini dovrebbe pagare il 10 per cento di aliquota, ma dichiara al notaio Giancarlo Mazza “di non essere titolare esclusiva di diritti di proprietà di altra casa nel comune di Roma”.

Le carte del catasto però dicono – constata il quotidiano – che Renata Polverini è stata proprietaria della casa dell’Eur fino all’aprile del 2007. Se la sindacalista non ha corretto con una dichiarazione successiva o un condono la sua posizione, è ancora debitrice verso l’Erario di circa 19 mila euro, cioè la differenza tra il 3 e il 10 per cento di 272 mila euro. Da gtemere però non aavrebbe più nulla perché intanto è scaduto il termine per l’accertamento.

E non si può nemmeno dire che l’allora vicesegretario dell’Ugl non avesse dimestichezza con le regole: è stata azionista di una serie di società della galassia Ugl che si occupavano di tasse: da Consulfisco Telematica a Servizi telematici fiscali. Né si può dire che le mancavano i soldi per pagare l’Erario. Meno di due anni dopo era pronta a comprare un altro mega appartamento gemello con doppi ingressi e tre bagni, nello stesso palazzo di San Saba; il Fatto Quotidiano ha contattato lo staff di Renata Polverini per avere una spiegazione. La candidata ha preferito non replicare. Fin qui la ricostruzione del giornale.

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