Donne dell’Antimafia. Alla Federazione della stampa a Roma questa mattina un dibattito guidato da Rita Mattei, presidente di Stampa romana, presenti magistrati donna, funzionarie di ps e soprattutto giornaliste.
C’è all’inizio un saluto di don Ciotti, il quale ricorda Saveria madre di Roberto Antiochia ucciso a 23 anni di vita col vicequestore Ninni Cassarà. E con lei su ricordano tante altre: Annamaria Torre, figlia di Marcello sindaco di Pagani ucciso dalla camorra. E poi Stefania Grosso figlia di Vincenzo, ammazzato dalla ‘ndrangheta a Locri. Ancora: Viviana Matrangola, figlia di Renata Fonte uccisa a Nardò. E ancora Deborah Cortisano, figlia del sequestrato e poi ucciso Adolfo. E Daniela Marcone, figlia del funzionario statale Francesco ucciso a Foggia.
Don Ciotti ricorda Margherita Asta, figlia di Barbara dilaniata con i suoi due fratellini da un’atobomba a Pizzolungo a Trapani. E Flavia Famà col padre ucciso dalla mafia.
L’elenco è lungo: ecco Alessandra Clemente, orfana di una madre crivellata dai camorristi. E poi le testimoni di giustizia come Piera Aiello e Rita Atria, nonché Michela Buscemi.
Don Ciotti ricorda infine Maria Grazia Cutuli e Ilaria Alpi…
Nel suo intervento gli fa eco Rita Mattei, che a sua volta aggiunge il nome di Felicia Impastato, la madre coraggiosa di Peppino.
E poi il dibattito prosegue ricordando le donne che invece sono nella mafia.
Eppure c’è anche chi ha lavorato a lungo perché le donne se ne staccassero dalla mafia. Per esempio Mauro Rostagno. Che altro era se non un movimento di liberazione dalla mafia quello straordinario movimento per casa nella Palermo del 1975, quando alla testa dei cortei che chiedevano case al posto dei “catoi”, quei bassi alla siciliana, c’erano tantissime donne del popolo palermitano? Donne che muovevano da posti come il Capo, Ballarò, Vucciria…Donne che stavano disubbidendo ai loro mariti, a volte, e soprattutto ai capomandamento. Donne che stavano prendendo un’altra via e che poi occupando la Cattedrale di Palermo riuiscirono ad avere dalla propria parte perfino il cardinale Pappalardo.
Peccato non ricordare tutto questo. E non ricordarsi di Maddalena, la figlia di quel Rostagno là e poi di quello che sul finire degli anni ’80 accusava giorno dopo giorno la mafia a Trapani, finché non l’hanno ucciso. Ed è anche grazie a Maddalena che oggi nel cuore del feudo del capo della mafia Matteo Messina Denaro si celebra un processo contro i suoi uomini che hanno ucciso quel giornalista scomodo che si chiamava Rostagno. Maddalena ha tenuto duro negli anni del feroce depistaggio che era arrrivato perfino a incolpare sua madre Chicca, una vera infamia. E oggi fa la spola tra Torino e Trapani per garantire la sua presenza in un processo che è giunto così in extremis ma che co0munque c’è. Anche per questo ci vedremo domenica 19 giugno all’Alpheus di Roma, dalle 17,30 in poi, in tanti per ricordare la battaglia di Mauro Rostagno e ciò che ce ne resta oggi.