Fanatismo cattolico contro una bambina stuprata, una vicenda di qualche tempo fa che in Brasile non si è ancora sopita:
In Brasile l’aborto è fuorilegge, è consentito solo in casi rarissimi, solo in casi di stupro o di pericolo di vita per la madre. Nonostante questo la chiesa cattolica non è soddisfatta e non manca di intervenire quando si presentano questi rari casi.
Così l’arcivescovo della diocesi di Olinda e Recife José Cardoso Sobrinho ha scomunicato in blocco tutti i coinvolti nell’ultimo aborto di questo tipo che ha tenuto banco sui media brasiliani. La decisione è sembrata scandalosa anche in Brasile, dove il cattolicesimo è ancora molto diffuso, perché l’aborto in questione è quello di una bambina di nove anni, stuprata dal patrigno e in attesa di un paio di gemelli…
I sanitari non hanno avuto dubbi, il parziale sviluppo della bambina (che pesa circa 35 chilogrammi) non le permetterebbe di proseguire la gravidanza e porterebbe alla morte dei bambini come a quella della madre o, nella migliore ipotesi, le impedirebbe di avere future gravidanze. La madre della bambina ha espresso il suo consenso e per la legge brasiliana nulla ha ostato all’aborto, portato a termine con tutte le carte in regola e il consenso dell’autorità giudiziaria.
Come nel recente caso italiano di Eluana Englaro, nel paese a questo punto si è scatenata una folla di improvvisati “difensori della vita” che hanno fatto di tutto per impedire l’aborto, arrivando a proporre di tutto, da offerte d’adozione per i nascituri fino alla sponsorizzazione di un ardito parto cesareo e successiva lunghissima incubazione di quello che ne sarebbe uscito. Come sempre accade, i difensori della vita nell’utero mostrano totale indifferenza per la vita delle madri, quando se ne ricordano la rimettono alla volontà benigna del loro Dio.
Non è servito a nulla e l’aborto ha avuto luogo alla quinta settimana di gravidanza, provocando la furiosa reazione della chiesa cattolica, che per bocca dell’arcivescovo ha scomunicato la madre, i medici e chiunque abbia avuto a che fare con l’operazione, escludendo solo la giovane madre in virtù della sua giovanissima età, una dimostrazione di grande sensibilità nelle intenzioni della chiesa.
Ha detto l’arcivescovo che: ”La legge di Dio sta al di sopra di qualsiasi legge umana. Quindi, quando una legge umana, vale a dire una legge promulgata da legislatori umani, è contraria alla legge di Dio, questa legge umana non tiene alcun valore”. C’è da chiedersi perché non chieda direttamente l’adozione della Bibbia e dei Vangeli al posto del Codice Penale a questo punto, visto che la posizione è identica a chi chiede l’applicazione della Sharia nei paesi islamici o della Torah in Israele.
All’arcivescovo è sfuggito solo di dimostrare che le leggi della chiesa cattolica siano veramente le leggi di Dio e che in particolare Dio abbia mai legiferato in materia d’aborto, poco male.
Molto peggiore l’altra disattenzione del presule, che nella foga espellere dalla comunità cattolica chi ha preso parte all’aborto, non ha speso una mezza parola di condanna per il patrigno stupratore, suscitando una diffusa indignazione anche tra i cattolici brasiliani.
Ancora peggio, se possibile, la dichiarazione esplicita secondo la quale per la chiesa cattolica “l’aborto è più grave della pedofilia”: “Il patrigno ha commesso un delitto gravissimo, ma tale delitto in accordo con il diritto canonico, non è passibile di scomunica automatica. L’aborto è molto più grave.”
Nessuna disattenzione quindi, le colpe dello stupratore di una bambina di nove anni sono inferiori a quelle di chi si adopera per salvarle la vita, che alla fine non è nulla di diverso dall’assassino di due “vite” per la chiesa cattolica. Di più, è pure peggio visto che di norma gli assassini non sono soggetti a scomuniche.
Lo stupratore potrà così continuare a prendere la comunione e a non avere alcun problema con le leggi di Dio. Fortunatamente a lui ha pensato l’imperfetta legge umana, che per gli stupratori pedofili prevede il carcere, a differenza della procedura cattolica ufficiale (il già citato diritto canonico) che per i preti pedofili prevede esplicitamente di evitare di coinvolgere l’autorità giudiziaria in casi del genere, preferendo risolvere tali questioni “in famiglia” senza pubblico scandalo.
Che non si tratti della follia du un vescovo impazzito lo conferma il Vaticano, dichiarando per voce di Gianfranco Grieco, capo ufficio del Pontificio Consiglio per la Famiglia: “È un tema molto, molto delicato ma la Chiesa non può mai tradire il suo annuncio, che è quello di difendere la vita dal concepimento fino al suo termine naturale, anche di fronte a un dramma umano così forte, come quello della violenza di una bimba. L’annuncio della Chiesa è la difesa della vita e della famiglia, ognuno di noi deve porsi in un atteggiamento di grande rispetto della vita. L’aborto non è una soluzione, è una scorciatoia. La scomunica significa non potersi accostare anche al sacramento della comunione e se una persona è nel peccato e non si confessa, per la Chiesa non può fare la comunione. In questo caso i medici sono fortemente nel peccato perché sono persone attive nel portare avanti l’aborto, questa uccisione. Sono protagonisti di una scelta di morte”.
Il prete mente spudoratamente, come mentiva il vescovo, visto che nel caso il tentativo di portare a termine la gravidanza avrebbe portato alla morte di madre e concepiti, almeno a sentire i medici, che secondo la loro scienza hanno invece ritenuto di salvare la vita della bambina
Anche qui nulla di nuovo, storicamente la chiesa è molto accondiscendente con questo genere di debolezze maschili, di solito attribuite alla forza tentatrice delle vittime o al diavolo, piuttosto che all’impostazione misogina abbracciata dalla chiesa. Per la chiesa la donna viene molto dopo “la famiglia” e “la vita”, non a caso la sua emancipazione è vista come una minaccia al sistema patriarcale sul quale la stessa chiesa si fonda.
Come spesso accade il peso dell’oscurantismo ecclesiastico si abbatte con violenza sulla vita di incolpevoli cittadini. Nel caso Englaro come in questo che ha visto protagonista la bambina di Pernambuco, la chiesa è stata lesta ad aggiungersi alle disgrazie e ad infierire sulle vittime, usando le loro sofferenze e i loro casi per propagandare dogmi arcaici. Ma soprattutto cercando d’imporre la propria visione ai governi e a quanti cattolici non sono, sventolando la pretesa per la quale la regola religiosa, quella certificata dal clero cattolico ovviamente, deve essere estesa con la forza della legge anche a chi cattolico non è.
Ringrazio Martina Pucci per questa segnalazione