Nuova udienza del processo Massera per i desaparecidos argentini, questa mattina di fronte alla I Corte d’Assise a Roma. Domani altra udienza. Oggi la giornalista Victoria Ginzberg, di “Pagina 12”, ha rievocato la tragedia dei suoi familiari: sette i desaparecidos.
L’11 maggio del 1977 una nonna va in cerca della nipote “scomparsa”. Nel cimitero in cui las ragazza è stata sepolta come NN in una fossa comune conservano però in un barattolo di vetro le mani della ragazza, con un numero il 24.
Comincia con questa notazione terribile il resoconto della Grinberg che ha ricordato la nonna Laura Bonaparte che dopo aver visto quelle mani denunciò i militari torturatori.
Qiuando poco tempo dopo andarono ad arrestare il nonno i militari gli dissero: “Un ebreo di merda che ha osato presentare denunce…”.
In quello stesso anno, quando Victoria aveva solo due anni e mezzo, i golpisti andarono poi ad arrestare anche i suoi due genitori.
Infine fu sequestrato il fratello di sua madre.
Unici soperstiti della famiglia: un’altra nonna e lo zio Luis che si erano rifugiati in Messico.
Victoria Grinberg ha poi ricordato un’altra famiglia sopazzata via dai militari argentini, i Tarnopolski. Li ha ricordati perché Massera ha pagato 220 mila pesos di risarcimento in sede civile per il sequestro Tarnopolski. Non era possibile un’azione penale, stoppata dalla prima perizia a cui era stato sottosppstoi e che l’aveva dichiarato seminfermo di mente (una seconda poi l’ha dichiarato invece xsano), così i Tarnopolski superstiti si erano rivolti al rito civile.
“Pagare quei pesos è stato per Massera un riconoscimento della sua colpevolezza”, ha ricordato Victoria Ginzberg.
In precedenza Ramon Torrres Molina (presidente dell’Archivio nazionale della Memoria) ha fornito molti elementi utili per inquadrare la fiugura di Massera “comandante zero” e del Grupo de Tarea 332, il gruppo che ammin istrava il terrore e le torture della la scuola militare dell’Esma a Buenos Aires.